I “mille culure” dei trasporti partenopei

Napoli è mille culure, dice una celebre canzone. Un modo poetico per descriverne la complessità, i contrasti fra quartieri e pezzi di società: mondi diversi ma accumunati da una viscerale e inestricabile confusione. Paradigma che si può applicare anche alla dimensione trasportistica. Ne ho parlato mercoledì 25 gennaio 2023 sul Corriere del Mezzogiorno.

La chiarezza delle informazioni è fondamentale per muoversi nelle città

Di contro, cosa affolla i racconti di chi, da Napoli, atterra in una qualsiasi metropoli della contemporaneità? Probabilmente, la facilità con cui si riesce a “possedere” un luogo dove si è stranieri. La chiarezza delle informazioni è infatti una delle qualità più grandi che si possa trovare lontani da casa, grazie alla quale ci si sente liberi di muoversi per strade sconosciute semplicemente consultando una mappa o un’app.

Nella città dei mille culure, la già difficile quotidianità è resa ancor più complessa da trasporti che necessiterebbero a tutti i livelli di maggiore tecnologia e coordinamento. Un sistema in cui turisti e napoletani si perdono, spesso affidandosi al buon samaritano di turno che fornisce indicazioni rigorosamente a voce e gesticolando come in una celebre scena di “Così parlò Bellavista”.

Dall’idea di un sistema unico al trionfo della frammentazione

Stereotipi a parte, per lungo tempo a Napoli e in Campania si è cercato di introdurre l’idea, ormai affermata altrove, che salire a bordo di un bus o di un treno corrisponda a entrare in un’unica rete indipendentemente da chi gestisca il mezzo in questione. In anni recenti si è invece fatto strada un concetto opposto, quello della frammentazione: la singola linea, della singola società, che fa capo a questo o quest’altro ente, e quindi a una determinata amministrazione guidata da una certa forza politica. Perdendo di vista l’unico dato che conta, ossia il passeggero. L’ossessione della politica e dei manager aziendali non dovrebbe essere il rivendicare steccati fra gli operatori, bensì diminuire le auto circolanti che causano, oltre al noto inquinamento, lo sperpero del bene più prezioso per i cittadini: il tempo. Ore passate a inseguire disservizi, vita che se ne va sottratta ad affetti, lavoro, cultura, sport.

Va così a finire che oggi, nella città che per prima in Italia ha introdotto anni fa il tracciamento satellitare dei bus con informazioni alle fermate o i biglietti a fascia magnetica per saltare da un mezzo all’altro, non vi sia modo di sapere banalmente quanto tempo toccherà aspettare. Qualche azienda ha ancora delle apparecchiature ormai datate per comunicarlo. La maggior parte neanche quelle. Varie sono le ragioni: c’è un atavico tema sindacale, perché a nessun lavoratore fa piacere essere seguito a distanza. A questo si associa una sostanziale mancanza di volontà e di visione, elementi chiave per investire in un sistema che metta in rete tutti i dati in tempo reale su un’unica app o con pannelli informativi in banchina e alle fermate, infrangendo le barriere delle singole competenze.

Biglietti, informazioni, livree dei mezzi: tanti i gap da colmare

Lo stesso avviene nella bigliettazione. L’introduzione – solo su alcune linee – dei tagliandi via bancomat non basta, nella regione con uno dei tassi di pagamenti elettronici più bassi d’Italia (secondo il rapporto 2021 di Ambrosetti sul cashless). In ogni caso, simili novità vanno meglio pubblicizzate: altrimenti, il risultato resteranno le file chilometriche ai tornelli del metrò nei periodi dell’anno di maggiore affluenza.

Nel Paese che ha inventato la moderna comunicazione sui mezzi di trasporto con i designer Massimo Vignelli e Bob Noorda, i quali dopo aver ideato la segnaletica del metrò milanese furono chiamati a realizzare quella di New York (entrambe tutt’ora in uso a distanza di decenni), Napoli è drammaticamente indietro nel restituire all’utenza un senso di sistema integrato, e anche il progetto delle mappa unificata fra le varie aziende di trasporto si è arenato. Dalle livree di treni e bus, ognuno di un colore diverso a seconda delle forniture (l’ultimo arrivato sulle linee regionali è di un bel verde simil Lombardia), alla selva di tagliandi che depotenzia il pur esistente biglietto unico, fino alla semplice informazione di quando passerà un treno o un bus, la confusione regna sovrana: la condanna dei mille culure, dove anche ciò che dovrebbe essere scontato diventa una chimera.

 

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