Dal biglietto Unico alla selva dei tagliandi: l’involuzione targata centro-destra

Dal prossimo 1° Gennaio 2015, cambia il sistema tariffario per il Trasporto Pubblico Locale (TPL) di Napoli e della Campania. Dopo quasi vent’anni di onorato servizio, andrà in pensione il biglietto Unico, gestito dal Consorzio UnicoCampania, per far posto al TIC (Ticket Integrato Campania), che verrà affiancato a sua volta dai biglietti cosiddetti “aziendali”.

  • 1995-2003: dai biglietti aziendali al biglietto Unico

Prima di analizzare il nuovo sistema di bigliettazione, è necessaria qualche coordinata. Oggi come vent’anni fa (data di introduzione del sistema di tariffazione integrata) le diverse linee su ferro e su gomma della Campania sono gestite da aziende diverse. Ad esempio, la Linea 1, la Linea 6, le funicolari e i bus urbani di Napoli sono gestiti dall’ANM; le ferrovie Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana dall’EAV; i bus dell’area di Avellino dall’AIR; quelli di Salerno dalla CSTP e così via. Fino al 1995ogni azienda emetteva il proprio titolo di viaggio, che erano disponibili per la vendita solo ed esclusivamente presso gli impianti di trasporto. Ciò significava che, per effettuare uno spostamento multimodale (ossia viaggiando su differenti mezzi di trasporto gestiti da diverse aziende), ogni utente doveva acquistare un biglietto differente per ogni mezzo scelto. Ciò comportava per i passeggeri un’elevata spesa e una notevole perdita di tempo, disincentivando di fatto l’utilizzo del mezzo pubblico.

A partire dal 1995, prima per il solo Comune di Napoli, e poi per l’intera Regione Campania (2003), grazie alla visione lungimirante di amministratori come Antonio Bassolino ed Ennio Cascetta, le istituzioni locali hanno deciso di puntare su un sistema tariffario integrato (STI): un unico biglietto, a prezzo fisso, per tutte (o quasi) le aziende di trasporto, la cui disponibilità fosse supportata da una capillare rete di vendita (tutte le edicole ed i tabaccai, oltre alle classiche biglietterie). L’introduzione del biglietto unico, affiancata da campagne di sensibilizzazione ed incentivo all’uso del mezzo pubblico, ed assieme ai maggiori investimenti su autobus e metro effettuati dalle giunte comunali e regionali di centro-sinistra, in dieci anni (2000-2010) hanno comportato un aumento dei passeggeri sulla rete ferroviaria regionale del 38%. Percentuali che a Napoli hanno toccato l’iperbolica cifra del +78%. In particolare, nel capoluogo la quota intermodale del trasporto ha toccato il 43%: in altri termini, quasi un utente su due utilizza più mezzi di trasporto, mentre la media italiana è del 29%. Ciò è stato possibile solo grazie all’esistenza del biglietto Unico.

Il successo di questa visione programmatica non è sfuggita a tanti Comuni italiani, come Roma e Milano, che si sono presto allineati all’esperienza napoletana, e non è sfuggita neanche agli organi di Bruxelles. Infatti, nel 2001 la Commissione Europea ha indicato l’esperimento napoletano come esempio virtuoso di una riuscita integrazione tariffaria, citandolo nel Libro Bianco sulla Politica Europea dei Trasporti (p. 80), il documento cardine di programmazione dell’UE in questo campo. Lodi riprese anche dall’allora Commissario Europeo per la Politica Regionale Danuta Hubner, in occasione della sua visita a Napoli nel 2007 per inaugurare la mostra sui progetti delle stazioni dell’arte della Linea 1, Metrò-polis, tenutasi a Castel dell’Ovo.

  • 2010: l’insediamento della giunta di centro-destra e la revisione del sistema tariffario

Con l’insediamento della giunta di centro-destra nel 2010, l’Assessore ai Trasporti, Sergio Vetrella, ha promosso una revisione del sistema tariffario, considerato ormai superato nonostante gli apprezzamenti ricevuti a livello nazionale ed europeo. Con diverse delibere regionali (DGR 611/2012; DGR 88/2013; DGR 128/2014; DGR 360/2014), e grazie al supporto dell’ACAM (Agenzia Campana per la Mobilità Sostenibile), è stata stabilita le reintroduzione dei biglietti aziendali, in affiancamento al ticket integrato, che assumerà la denominazione di TIC (Ticket Integrato Campania).

In questo modo, l’utente che avrà necessità di prendere un solo mezzo, gestito da una sola azienda, potrà comprare un biglietto aziendale, a costo minore del TIC. Chi invece necessita di fare un viaggio intermodale su più mezzi, gestiti da aziende diverse, potrà continuare a utilizzare la tariffa integrata, ad un costo lievemente maggiore. A prima vista, sembra l’uovo di Colombo. Tutti guadagnano, e nessuno ci perde. Tuttavia, l’introduzione di tariffe aziendali in un sistema da quasi vent’anni concepito come integrato è come immettere un virus in un organismo sano. Infatti, in un drammatico rapporto elaborato dal Consorzio UnicoCampania e distribuito a tutte le aziende di TPL campane, è stato stimato come l’introduzione del biglietto aziendale comporterà una riduzione annua degli incassi per le aziende di trasporto di quasi 26 milioni di Euro in meno rispetto all’attuale situazione, come già anticipato dalla nostra testata lo scorso 11 marzo 2014 (per leggere l’articolo, clicca QUI).

  • Più biglietti e più cari, per un sistema più confuso

La Regione Campania, davanti a questi dati, invece di aumentare il finanziamento al settore trasporti per colmare la prevista perdita, ha deciso che il TIC, per l’area di Napoli, passerà dall’attuale costo di 1.30 € a 1.50 €, in linea con le maggiori città italiane (Roma e Milano), dove, tuttavia, il servizio di TPL offerto è notevolmente migliore. Aumenti per i biglietti integrati si riscontreranno anche a Benevento (da 0.90 € a 1,20€) e Caserta (da 1 € a 1.20 €), mentre per Avellino e Salerno il costo resterà invariato. Si registrerà invece un aumento di prezzo in tutte le province campane per ciò che concerne gli abbonamenti. Non stupisce questa decisione dell’amministrazione regionale, in linea con una politica di tagli al settore che, dal 2010, ha visto una diminuzione delle risorse per il TPL pari al 19%, con un aumento parallelo delle tariffe (non considerando ancora l’aumento che comporterà il TIC a partire dal 2015) di quasi il 24% (fonte: Legambiente – Rapporto Pendolaria 2014).

La scelta di modificare il sistema di tariffazione integrata non risponde, dunque, a logiche economiche, ma puramente a logiche politiche. Del resto, il Consorzio UnicoCampania è sempre stato visto come un “bastione” dell’epoca bassoliniana, e, in quanto tale, da demolire a prescindere. Poco importa se, con i suoi soli 8 dipendenti altamente qualificati, garantisse il diritto alla mobilità ad un milione di campani al giorno, attraverso sofisticate tecnologie anti-contraffazione ed un sistema centralizzato di stampa e distribuzione dei biglietti. Infatti, in una terra difficile come la Campania, c’è da fare i conti anche con questo aspetto. Il business della falsificazione dei titoli di viaggio può apparire come un qualcosa di demodé: è tuttavia un problema molto attuale, come recenti inchieste hanno dimostrato (vedasi il caso ATAC di Roma: clicca QUI). Vent’anni fa, all’atto dell’introduzione del biglietto unico, grazie a tecnologie come gli ologrammi e le fasce magnetiche, e grazie al processo centralizzato di ideazione, stampa e diffusione dei ticket, il mercato del falso, molto presente nell’area napoletana, fu rapidamente debellato.

Oggi, si corre il rischio che questo fenomeno criminale compaia nuovamente. Infatti, se il processo di stampa e distribuzione del TIC resterà centralizzato a livello regionale, verrà invece delegato ad ogni singola azienda il processo di ideazione, stampa e distribuzione dei ticket aziendali. Il che creerà un allungarsi della filiera di stampa-distribuzione-vendita, un sovrapporsi dei canali di vendita, e un inevitabilmente indebolimento della rete dei controlli. Inoltre, ogni azienda potrà scegliere di quale tecnologia dotare i biglietti. Un esempio (negativo) è già rappresentato dal ticket aziendale di Trenitalia: un semplice pezzo di carta, senza ologrammi né fasce magnetiche.

Vi è poi l’aspetto di accessibilità al cliente: chiunque abbia viaggiato in Europa, o nelle maggiori città italiane, all’atto di acquistare un biglietto si sarà trovato di fronte a diverse tariffe (biglietti validi per un solo viaggio, per un giorno, per un weekend e così via), come è normale che sia. Diverse tariffe, però, per un singolo biglietto, con una singola veste grafica, gestito da un singolo ente. Esattamente come è oggi in Campania. Da domani, invece, al biglietto unico si sostituirà una selva di tagliandi, immaginati a discrezione delle singole aziende. Il che andrà a peggiorare ancor di più un aspetto in cui la Campania è storicamente carente: l’informazione ai passeggeri e la vendita automatizzata dei ticket.

Infatti, già oggi, complici i tagli operati dalla Regione, il sistema di vendita automatizzato dei biglietti è al lumicino: le emettitrici sono poche, obsolete e nella maggior parte dei casi completamente fuori uso, come alcuni articoli di denuncia hanno dimostrato (clicca QUI per leggerli). Assente è poi la rete d’informazione al cliente circa le tariffe disponibili, così come le campagne di sensibilizzazione all’utilizzo del mezzo pubblico, che, a partire dal 2010 (anno di insediamento della giunta di centro-destra) sono praticamente scomparse. La vendita, così come l’informazione all’utenza, è spesso affidata al buon cuore di edicolanti e bigliettai: un sistema artigianale che ovviamente presenta enormi limiti, soprattutto nelle ore serali, dove il numero di utenti senza biglietti sui mezzi pubblici diventa drammatico. Il risultato di questa sistematica destrutturalizzazione del sistema è riassumibile in un dato: il tasso di evasione è passato dal 23,6% del 2011 al 28% del 2013, con un ammanco di cassa pari a 40 milioni di Euro.

Dal 2015, quindi, la Campania farà un salto indietro di vent’anni, più esattamente al 1995, anno di introduzione di Giranapoli, il primo biglietto integrato, al quale di recente è stata anche dedicata una bella mostra (come raccontato QUI). E’ questo solo l’ultimo atto della “cura” Vetrella, che in poco più di quattro anni è stata capace di far perdere al sistema TPL campano decine di migliaia di passeggeri/giorno, grazie al notevole peggioramento della qualità del servizio, dietro la scusa del risanamento delle aziende e del taglio dei trasferimenti dallo Stato centrale. Tuttavia, giova ricordare come in media i tagli dei trasferimenti alle regioni dal governo centrale sul TPL siano stati pari al 6%, mentre in Campania la giunta di centro-destra, come già ricordato, ha operato una diminuzione degli stanziamenti di quasi il 20%. Del resto, la chiave di valutazione della realtà giace nelle scelte che si operano, alle quali sottende sempre una visione politica – e i numeri e gli utenti, si sa, per una certa politica contano ben poco.

 

(Articolo pubblicato per conto della testata giornalistica QdN – Qualcosa di Napoli e disponibile al seguente LINK)

Rispondi