Quando comincia a piovere, la cenere, goccia dopo goccia, diventa sempre più nera. L’odore acre di plastica, legno, e carta bruciata, muta. Perde la sua connotazione acida, precisa, pungente. L’acqua confonde gli odori, confonde i materiali, rendendo così i resti anneriti della Città della Scienza un unico pantano indistinguibile, un magma scuro come la pece. Il cielo, grigio, carico di pioggia, si confonde con lo scenario desolante, e ne è il perfetto sfondo. Su questo palcoscenico di colori scuri, lo stacco visivo provocato dalle tute bianche dei poliziotti della scientifica è impressionante. Lì, dove un tempo alambicchi colorati facevano divertire i bimbi, non v’è più nulla di allegro. Vi sono forse tracce, poche, impercettibili all’occhio umano, che ci diranno qualcosa di più sul perché di tutto questo. Ironicamente, l’ultimo atto della pluriennale esistenza della Città della Scienza è stato compiuto dalla polizia, per l’appunto, scientifica. Continua a leggere
La cenere alla cenere di Città della Scienza
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