Un’intervista a Il Riformista sui trasporti napoletani

Lo scorso 28 gennaio il Comune e la Città Metropolitana di Napoli hanno presentato diversi progetti per ridisegnare la mobilità nel capoluogo e verso la provincia. Tante sono le novità interessanti, ma restano ancora aperti diversi punti, fra cui quello di un maggior coordinamento politico. Ne ho parlato sabato 1° febbraio 2024 in un’intervista di Francesca Santoro del quotidiano Il Riformista.

Bene il piano mobilità: bisogna collegare Napoli alle zone periferiche. Ma resta il tema della regia politica

Manca un’alternativa alle auto per raggiungere la città: per il manager esperto di trasporti dobbiamo guardare alle metropoli europee

di Francesca Santoro

Roberto Calise (Napoli, 1987) è una delle voci emergenti più attente sui temi della mobilità. Manager in una multinazionale di trasporto passeggeri, autore di una monografia (La metropolitana europea, Editoriale Scientifica, 2021) e di articoli accademici per riviste scientifiche di settore, è spesso ospite su TV e radio locali per commentare le novità a Napoli e in Campania, che segue anche sul suo sito non a caso chiamato Con trasporto (www.robertocalise.it).

Roberto, cosa pensa del nuovo piano trasporti per Napoli e provincia presentato lo scorso 28 gennaio?

E’ positivo che si ricominci a progettare. Sotto questo aspetto abbiamo perso anni a causa della precedente amministrazione comunale. Ora tocca correre per immaginare la città del futuro. Tuttavia, come in ogni cosa ci sono cose buone e altre meno.

Cominciamo dalle positive.

Finalmente si prende di petto il problema dei problemi non solo di Napoli, ma dell’intera regione: la mobilità verso il capoluogo. Come dice il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) della Città Metropolitana, per ogni auto che giornalmente esce da Napoli ben cinque ne entrano. Serve fornire un’alternativa di mobilità collettiva alla cinta esterna, altrimenti non se ne esce.

Come viene affrontato questo tema nel nuovo piano?

Si ribadisce che si andrà avanti con la Linea 10, una metropolitana automatizzata che collegherà piazza Garibaldi con la stazione dell’alta velocità di Afragola passando per popolosi Comuni quali Casavatore e Casoria. Si punta poi su due “gronde” per collegare i sobborghi ovest ed est della città a linee su ferro già esistenti.

Le famose monorotaie che tanto stanno facendo discutere sui social…

Online è un’esplosione di meme e immagini improbabili create con l’Intelligenza Artificiale. Si vedono treni sfrecciare fra le vie del centro storico, come in una celebre puntata dei Simpson in cui Homer è conducente di una monorotaia che manda in bancarotta la città di Springfield. La realtà è molto diversa, ma forse non meno surreale.

In che senso?

Treni che passano in viadotto hanno un forte impatto urbanistico. Soluzioni utilizzate più in città del centro-sud America, in India, negli Emirati Arabi. La sensibilità europea sul tema è molto diversa. Non è un caso che nessuna grande città del continente punti a soluzioni del genere, che rischiano di essere osteggiate dalla popolazione.

Addirittura? Rappresentano comunque un miglioramento.

Al giorno d’oggi non è pensabile calare dall’alto progetti di simile portata. Basta un’iniziativa ben organizzata sui social e un’opera salta. Vanno condivise con la popolazione, tanto più quando si cambia rispetto all’idea iniziale. Nel primo (nonché unico) incontro con la popolazione per collegare Comuni popolosissimi come Marano, Calvizzano, Giugliano si è parlato di tram, di BRT: mai di monorotaie.

Non sono le uniche soluzioni prospettate per Napoli, però.

E’ un piano molto ricco di infrastrutture che si possono considerare minori ma che ricuciono parti di città: si rende accessibile Posillipo col metrò, si connette viale Raffaello con San Martino grazie alla funicolare, si supporta lo sviluppo della Sanità. Tanti interventi che aiuteranno la mobilità collettiva, qualcosa di cruciale.

Resta un tema politico.

Il governo della mobilità in Campania è frammentato. Servirebbe un’agenzia terza come avviene in tante realtà italiane per mettere ordine fra i diversi enti. Il convitato di pietra è la Regione, da cui dipendono i trasporti di interi quartieri di Napoli con le linee EAV che, è cosa nota, sono in difficoltà. Serve un impianto istituzionale che sopravviva alle tensioni politiche che puntualmente si ripresentano. Oggi non è così, e i risultati si vedono.

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