Linea 6, pensare a una città più larga

Sono giorni di “seconde possibilità” per cruciali infrastrutture della Campania. Dopo l’inaugurazione dell’aeroporto di Salerno – che ha visto negli anni alcune false partenze – nel capoluogo riapre la Linea 6 della metropolitana, stavolta nella sua interezza. Ne ho parlato mercoledì 17 luglio 2024 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

La metropolitana Linea 6 di Napoli al 2024

Pochi ricorderanno che un primo troncone era già stato in uso fra il 2007 ed il 2013, per poi essere chiuso causa mancanza di sufficiente traffico. Invece ieri, martedì 16 luglio 2024, si è saliti in carrozza sul percorso completo: 5,5 chilometri per 8 fermate, da piazzale Tecchio fino a piazza Municipio passando per Fuorigrotta e la Riviera di Chiaia, con interscambi per la Cumana gestita da EAV, la Linea 2 del metrò Trenitalia, e soprattutto la Linea 1 di ANM. E’ la prima volta che una metropolitana a Napoli viene aperta tutta d’un fiato: la città è infatti abituata ad andare avanti inaugurando una stazione per volta. Una brutta pratica che ne sfinisce gli abitanti con lavori eterni.

Una linea dalla storia travagliata

Non che quelli della Linea 6 siano stati da meno. Concepita come opera per i Mondiali di calcio di Italia ’90, al tempo si chiamava Linea Tranviaria Rapida (LTR): un upgrade dello storico tram costiero San Giovanni-Bagnoli, che naufragò fra scandali e difetti di progettazione. Con l’arrivo a Palazzo San Giacomo di Antonio Bassolino si elabora il nuovo Piano Comunale dei Trasporti nel 1997, che recupera quanto già realizzato della LTR con l’obiettivo di una moderna metropolitana leggera caratterizzata da stazioni dell’arte e grandi progettisti internazionali. Seguiranno cantieri infiniti, anche segnati da incidenti gravi (come il crollo di Palazzo Guevara nel 2013 in piazza della Repubblica) e una spesa totale di circa 833 milioni di Euro fra fondi europei, nazionali e mutui accesi dal Comune.

Lo schema della mai realizzata LTR, antesignana dell’odierna Linea 6

Finalmente è arrivato il taglio del nastro, ma non sarà un inizio semplice: orari ridotti, frequenze diradate (13 minuti) a causa dei pochi quanto vecchi treni in servizio. Mancando un deposito, non è possibile averne di più perché banalmente non si saprebbe dove metterli: la parte più surreale di un’ormai trentennale vicenda. Ereditando questo disastro, l’attuale sindacatura Manfredi ha preso di petto la questione e 230 milioni saranno destinati a realizzare l’indispensabile deposito per 22 nuovi convogli targati Hitachi nonché un’ulteriore fermata a via Campegna, il tutto nell’area dell’ex scalo merci di Campi Flegrei: un’interessante operazione di riqualificazione urbana.

Pensare al futuro per una città più “larga”

Tocca ora immaginare il futuro. Quanto si sta realizzando a livello trasportistico a Napoli e in Campania è l’onda lunga di una programmazione avvenuta sotto Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, con la regia di Ennio Cascetta. E’ tempo di pensare il domani: altrimenti cosa si inaugurerà fra vent’anni? In questo senso la Linea 6 ha un grande potenziale di espansione. Sia verso Posillipo (come già ipotizzato con la fermata di piazza San Luigi), sia verso Bagnoli. Con il commissariamento si è cambiato progetto rispetto a quanto approvato dal consiglio comunale già nel 2009: l’attuale idea è infatti di attestare il metrò davanti Coroglio. Ciò paradossalmente non servirebbe l’area delle future spiagge che sarà il cuore dell’ex Italsider – su cui si è firmato lunedì un importante protocollo col Governo – ed ancor più grave si impedirebbero successivi prolungamenti della linea.

La nuova ipotesi di prolungamento della Linea 6 verso Bagnoli

Invece il Comune ha il dovere di guardare oltre, magari promuovendo uno studio di fattibilità che porti il metrò verso altre realtà in attesa di rilancio che la politica ha dimenticato: la zona ex NATO, Agnano ed il suo ippodromo, fino a Pianura che con i suoi 50.000 abitanti (per capirci, quanto Avellino) è tagliata fuori dal resto della città. QUI i dettagli della proposta. Sarebbe un grande progetto di coesione sociale e territoriale per una Napoli più larga, dunque meno classista come invece attualmente è, in quanto la mobilità funziona (più o meno…) solo nelle aree centrali.

Anche la comunicazione vuole la sua parte

Infine, qualche suggerimento di facile attuazione. La sigla “Linea 6” riflette una numerazione mai realmente applicata alla rete dei trasporti su ferro. E’ necessario uno sforzo di comunicazione coordinata all’utenza, così come nell’identità visiva dei futuri treni omologando le livree alla gemella Linea 1. Invece, sembra si continui a procedere in ordine sparso, senza una visione di sistema che travalichi le competenze delle singole aziende.

Il cosiddetto “Monumento allo scugnizzo” al centro di una rinnovata piazza della Repubblica

In ultimo, la stazione Arco Mirelli sorge in piazza della Repubblica, dove durante l’occupazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale c’era il quartier generale delle SS. Oggi invece c’è il monumento alle Quattro Giornate (detto “monumento allo scugnizzo“), uno dei più alti momenti di resistenza che l’Italia ricordi. Rinominarla esclusivamente “Repubblica”, senza il richiamo a una strada minore sconosciuta ai più, sarebbe stato un bel gesto simbolico. Ci si pensi: in questi tempi difficili in cui la democrazia è sotto attacco, serve anche questo.

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