All’improvviso, il taxi si ferma: davanti al terribile ingorgo a croce uncinata non c’è modo di proseguire. Meglio accostare e bersi un caffè. “Ma la polizia municipale dov’è?”, chiede il passeggero. “Dottò, la città è grande e gli agenti sono pochi: fanno quello che possono”, risponde serafico il tassista. Entrando nel bar, un vigile è seduto a un tavolino con lo sguardo perso nel vuoto. “Mi scusi”, esclama il cliente, “non ha visto il traffico che c’è fuori?”. L’agente con voce affranta risponde: “Non me ne parlate”.
Vigili in strada: merce sempre più rara a Napoli e in Italia
E’ questa la celebre scena iniziale di Così parlò Bellavista, indimenticabile breviario cinematografico di Luciano De Crescenzo su vizi e virtù del “popolo d’amore” per eccellenza, quello partenopeo. A quarant’anni dall’uscita del film, oggi la presenza della polizia municipale è merce ancora più rara. Il perché è presto detto: il Corpo conta 1.200 agenti, di cui circa 700 abili al servizio in strada. I numeri sono ballerini a seconda delle fonti, ma una cosa è certa: si viaggia ben al di sotto dei 2.800-3.200 vigili che servirebbero per garantire la piena efficienza, tanto più che molti sono prossimi alla pensione. Ne ho parlato martedì 14 marzo 2023 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
La celebre scena iniziale di “Così parlò Bellavista” (1984) di Luciano De Crescenzo
Un male di tante realtà italiane, come evidenzia il rapporto ANCI sulle polizie locali presentato a Roma lo scorso 27 febbraio anche alla presenza del Sindaco Gaetano Manfredi. Tutti i 142 Comuni che hanno partecipato all’indagine presentano una contrazione degli effettivi e difficoltà nell’assicurare il ricambio generazionale. Tuttavia, non ci sono numeriche che tengono se alla base difetta un’organizzazione efficiente, che è il punto cruciale emerso dal ciclo di audizioni promosso da Pasquale Esposito, Presidente della Commissione Consiliare “Polizia Municipale e Legalità”. Un confronto che ha restituito una dettagliata fotografia sullo stato di salute del Corpo, appesantito di troppe e diverse funzioni (turismo, ambiente, traffico, sicurezza, ecc.).
Fra mancanza di mezzi e no-sense amministrativi
Non poteva poi mancare il classico paradosso burocratico: i vigili partenopei sono divisi in unità territoriali disegnate sulle vecchie circoscrizioni, differenti dalle attuali Municipalità. Un disallineamento che è importante superare sia in termini operativi che politici, al fine di aumentare la sinergia con Presidenti e consigli municipali che oggi sono spesso asincroni rispetto alle iniziative da svolgere sul territorio. A ciò si somma una rotazione dei comandanti che si tarda ad effettuare, richiesta però a gran voce dai territori.
Se l’accordo firmato con una società privata per l’impiego di carri attrezzi è visto come positivo strumento contro la sosta selvaggia, manca invece un parco mezzi adeguato ad una città fatta di vicoli e aree pedonali. Impiegare numerose pattuglie appiedate comporta infatti la necessità di schierarne diverse su itinerari relativamente brevi. Con una maggiore disponibilità di auto, motorini, o – come suggeriscono alcune fonti – monopattini, si potrebbero adoperare meno agenti per coprire porzioni di territorio più ampio, assicurando tempestivi interventi durante il servizio stradale.
Nuovi strumenti e regolamenti per una città che cambia
Compito quest’ultimo esposto a crescenti violenze: hanno destato scalpore le minacce ad Antonia Napolano, comandante dei vigili di Melito, raccontate sulle pagine del Corriere. Difficoltà quotidiane che raggiungono livelli di guardia nel capoluogo, in particolare attorno piazza Garibaldi. Polizia e Carabinieri sono meglio attrezzati per garantire la pubblica sicurezza, e da più parti (sindacati in primis, scesi in piazza pochi giorni fa) si spinge affinché i vigili siano sgravati da questa mansione. Nel mentre, ben venga la prevista sperimentazione di taser e bodycam della statunitense Axon, per non affidare la sicurezza degli agenti soltanto alle armi da fuoco.
Per una bodycam che arriva, secondo ANCI sono invece ancora tante le telecamere fisse che Napoli dovrebbe installare, con numeri al di sotto di altre grandi Comuni come Roma e Milano o la ben più piccola Firenze. Strumenti di controllo del territorio, che anche in questo caso permetterebbero una migliore dislocazione delle (poche) forze a disposizione. Nell’immediato futuro c’è dunque la riscrittura del regolamento della polizia municipale, fermo agli anni Novanta, per allinearlo ad una città con esigenze profondamente mutate, oltre al disegno di unità territoriali municipali e 250 assunzioni – sempre sperando che i 70 vigili recentemente ingaggiati siano stabilizzati, tema sul quale è aperto il confronto politico a Roma. Basterà per tutelare le confusionarie strade del “popolo d’amore”?
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