Il caso Municipio e il coinvolgimento dei cittadini

Aperta al pubblico il 5 aprile 2022, piazza Municipio è già un importante palcoscenico della città. Scelto per lanciare l’edizione di quest’anno del Maggio dei Monumenti con la realizzazione di un graffito a firma di Alessandro Cocchia, che idealmente riempie uno spazio da tanti considerato eccessivamente vuoto, come racconto sulle pagine de La Repubblica Napoli.

Una piazza dove è impossibile ripararsi dal sole

Infatti, come mai nella lunga storia del metrò (narrata dal sottoscritto ne “La metropolitana europea”, Editoriale Scientifica), la sistemazione esterna della nuova piazza Municipio ha innescato un acceso confronto, in parte figlio di perplessità derivanti da altre criticità cittadine.

Piazza Municipio

La nuova sistemazione esterna di piazza Municipio

Una su tutte, il verde. Veniamo da anni di alberi caduti al primo alito di vento, con “allerte meteo” pompate per evitare conseguenze. Tristi immagini sono lo scempio dei pini di Posillipo, o il calvario della Villa Comunale. In una delle città meno green del Paese, con 6 alberi ogni 100 persone e 12 mq di verde per abitanti (contro i 17 di Roma e Milano, quest’ultima sta piantando 3 milioni di nuovi alberi – cifra senza pari in Italia), una piazza lastricata di rovente pietra etnea è apparsa una scelta inspiegabile. Servirà tempo per invertire la rotta sul verde pubblico, piegato da bilanci in rosso e giardinieri inesistenti.

L’adesione di Napoli al Patto dei Sindaci dell’Unione Europea

Nel mentre, si pone il tema di spazi fruibili durante estati sempre più lunghe e calde. Soluzioni per mitigare gli eventi climatici estremi, non solo con nuovi arbusti. Lo richiede anche la Commissione Europea tramite il Patto dei Sindaci, cui Napoli ha aderito nel 2009: incredibile come nessuna voce, anche autorevole, lo abbia ricordato. Dal Patto deriva l’adozione del PAESC, il Piano d’Azione per l’Economia Sostenibile e il Clima: un documento vincolante che su mandato del Comune sta elaborando il PLINIVS, centro studi del Dipartimento d’Architettura della Federico II. Nel PAESC si evidenzia come in città sempre più torride ogni progettazione pubblica deve essere coerente con interventi che mitighino le criticità climatiche.

Il progetto di piazza Municipio è antecedente a queste indicazioni, che marcano però un’attenzione sulla sostenibilità assai mutata negli anni. Del resto, l’intera idea del metrò dell’arte è figlia di un periodo in cui non esistevano i social, si veicolavano le notizie in modo top-down, c’era limitata necessità di condividere i progetti con la popolazione. Alle spalle del metrò come “museo obbligatorio” vi era poi un capitale politico fortissimo: condizioni probabilmente irripetibili.

La necessità di un maggiore coinvolgimento dei cittadini

Oggi è tutto cambiato, e dopo anni di cantieri infiniti e cittadini esasperati è facile cadere nella conflittualità. Progetti che si dipanano su tempi così lunghi rischiano di essere consegnati a una società con esigenze e sensibilità mutate – esattamente quanto accaduto a Municipio. Si è già detto su queste colonne di come il public engagement (che è altro rispetto alla pubblicità) sui lavori per nuove opere non abbia mai scaldato i cuori dei decisori pubblici, delle aziende e dei consorzi di costruzione, nonostante l’argomento sia molto sentito in città. Ci sono tanti esempi in giro per il mondo: uno su tutti, l’atelier del Grand Paris, che ha discusso pubblicamente delle nuove metropolitane parigine. Dominique Perrault, autore di piazza Garibaldi, propose senza successo lo stesso per Napoli, affinché la cittadinanza fosse resa partecipe e capisse il motivo di tanti cantieri così impattanti. Quanto da anni si fa a Milano, che si appresta a scegliere il percorso della nuova Linea 6 addirittura con un dibattito pubblico.

Ridisegnare gli spazi della città è un processo che necessita una guida politica, non solo tecnica. Perché la politica, in ultimo, ci mette la faccia, rispondendo del proprio operato ai veri committenti delle opere: i cittadini. Per Napoli ora si aprono importanti partite progettuali: la chiusura dell’anello della Linea 1, la nuova Linea 10, il BRT e la sede della Regione Campania a Napoli Est, il prolungamento della Linea 6 a Bagnoli. Di alcuni si dirà prossimamente su queste pagine, ma per tutti vale la necessità di coinvolgere la cittadinanza, discutere coi territori, uscire dalla sola tecnica e entrare nella società per capirne le necessità. Che magari è semplicemente avere un po’ d’ombra nelle calde estati partenopee.

Rispondi