Semplificare i trasporti di Napoli col biglietto unico

Semplificare: è il concetto chiave per questi tempi complessi. Semplificare le notizie per renderle comprensibili in un mondo asimmetrico. Semplificare app e tecnologia, affinché siano user friendly. Perfino la burocrazia si adegua: del resto, è periodo di dichiarazioni dei redditi su moduli “semplificati”. Solo a Napoli quel che dovrebbe essere agevole, si complica inutilmente. Ne ho parlato sabato 29 giugno 2024 sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.

Dal biglietto unico alla selva dei tagliandi: si torna al passato

Ad esempio la TARI. Le lettere per richiederne il pagamento sono scritte in un burocratese incomprensibile: bussare Milano per un confronto. L’evasione (altissima) si contrasta in primis con la chiarezza delle procedure. Altrimenti il cittadino va in confusione. Ciò vale anche per i mezzi pubblici. Prima, c’era un solo biglietto per funicolari, bus, metropolitane, tram, treni suburbani. Facile, intuitivo, ma soprattutto una semplificazione di un quadro che vedeva, e vede tuttora, diversi operatori (ANM, EAV, Trenitalia, ecc.). Un’idea talmente geniale da meritarsi il plauso della Commissione Europea e l’indicazione come “buona pratica” nel Libro Bianco dei Trasporti dell’UE del 2001: non è più successo per una città italiana.

Da qualche anno, quel sistema è cambiato con l’introduzione di biglietti aziendali, sciagurata eredità della giunta regionale di centrodestra. E’ stato come iniettare un virus in un corpo sano, passando da una visione di mobilità con al centro l’utente ad una dove pesano più i singoli soggetti e relativi controllori politici (Comune, Regione). Dal 6 maggio si è fatto un ulteriore passo indietro: ANM ha introdotto un biglietto con un costo differenziato per la sola metropolitana a 1,5 Euro. Chi prenderà funicolari e bus continuerà invece a pagare 1,3 Euro.

Il biglietto unico come scelta di buona politica

Una scelta che non ha pari in Italia e in Europa, incomprensibile tanto più per i forestieri. Se infatti all’epoca della creazione del biglietto unico Napoli era snobbata dal turismo internazionale, oggi ne è una delle principali mete: i numeri in crescita sulla rete di trasporto si devono, con tutta probabilità, al boom di visite da fuori città. Immaginate di girare per una metropoli che non conoscete e di dover comprare un biglietto diverso per ogni mezzo che si vuole prendere. Impazzireste. Difatti le stazioni partenopee sono tappezzate di fogli scritti a mano dove si provano a spiegare le differenze fra i vari titoli di viaggio. Alla faccia della semplificazione e della digitalizzazione.

Mai come in questo periodo ritornare ad un solo tagliando sarebbe esempio di buona politica. Mettendo tutte le aziende attorno ad un tavolo per una regia unica, riformando se necessario il meccanismo di ripartizione degli incassi fra di esse (il cosiddetto clearing) e coordinando congiuntamente i servizi di mobilità. Un’idea non dello scrivente, ma dello stesso Sindaco Manfredi. A pag. 36 del programma elettorale 2021 si fa esplicito riferimento ad un “processo di aggregazione e di riconduzione a sistema di tutti i soggetti che operano nell’ambito del trasporto pubblico” per creare un “polo unico”.

Serve maggiore coordinazione fra le varie realtà del trasporto

Una proposta che gli accadimenti degli ultimi giorni, bigliettazione a parte, rendono non più rinviabile. Con l’assegnazione a Busitalia della gara per i servizi su gomma in provincia di Napoli da parte della Regione Campania, si introduce un ulteriore soggetto che dovrà interfacciarsi con quelli già presenti (ANM, EAV, AIR, ecc.) per programmare al meglio i servizi ai cittadini e relativa comunicazione. Tasto quest’ultimo che continua ad essere dolente. Ha destato infatti grande clamore la notizia della chiusura della stazione Centro Direzionale della Circumvesuviana per ben tre anni. Lavori, a onor del vero, urgenti. Stupisce come fra le tante iniziative di comunicazione dell’EAV non si sia esposta adeguatamente, e per tempo, la questione. Nella tutt’altro che perfetta Roma, a breve si chiuderanno per rifacimento fermate cruciali del metrò come piazza di Spagna: la linea è però tappezzata di avvisi in italiano ed inglese.

A Napoli comunicare (bene) è un optional, e si discetta a suon di post sui social fra competenze comunali e regionali. Tuttavia, la mobilità è una visione olistica di cui il Comune è il primo terminale politico. Forse anche così si spiegano le recenti dichiarazioni del Sindaco sull’inefficienza delle ferrovie regionali verso il capoluogo, cruciali per tutta la provincia. E’ dunque necessario far emergere una prospettiva più incisiva sui trasporti, di cui la politica deve farsi carico. Partendo magari da una riforma di ANM ed EAV, introducendo un CDA che sia aperto ad altre energie della società civile. Forse così si eviterebbero iniziative come quella dei biglietti differenziati a seconda del mezzo che si prende: un incomprensibile ritorno al passato, quando è necessario guardare al futuro – più semplice, se possibile.

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