A tre mesi dall’insediamento del Sindaco Gaetano Manfredi, il Comune di Napoli mette a punto il primo vero progetto di ampio respiro per il futuro della città, che cambierà il volto di un quartiere e di una cruciale infrastruttura, la Linea 6 della metropolitana.
La Linea 6 della metropolitana di Napoli: 8 stazioni lungo 6,5 chilometri
Un risultato non scontato per la storia di un’opera i cui lavori vanno avanti, a fasi alterne, fin dai Mondiali di Italia ’90. Prima Linea Tranviaria Rapida (LTR), poi metropolitana (rinominata Linea 6), prima con tratti in viadotto o promiscui, poi tutta in sotterranea, la “junior partner” della più nota Linea 1 vede finalmente schiudersi l’ultimo miglio prima di essere operativa. Entro il 2023 si prevede infatti che tutte le 8 stazioni per 6,5 chilometri saranno aperte al pubblico, collegando l’area di Piazzale Tecchio a Fuorigrotta con piazza Municipio, dove avverrà l’interscambio con la “sorella maggiore” Linea 1.
Il paradosso di una metropolitana senza deposito treni
Manca però un tassello cruciale: la realizzazione del deposito per i treni, fondamentale per poter far operare la linea nel pieno delle sue potenzialità. Una casa per ospitare i previsti 11 treni da 39 metri e 600 passeggeri l’uno, per garantire in futuro un servizio in media ogni 5 minuti. Infatti, l’attuale parco rotabili vedrà la Linea 6 una volta aperta funzionare con soli 5 treni a composizione ridotta da 25 metri con corse ogni 15 minuti, comportando il paradosso di un’infrastruttura nuova di zecca ma con frequenze ben al di sotto degli standard di trasporto potenziali (ossia 8.000 passeggeri per ora e per direzione).
Il progetto del futuro deposito della metropolitana Linea 6
Il progetto del deposito è su carta dal 2004, e prevedeva che questo fosse realizzato nell’ex Arsenale Militare di via Campegna, con relativa stazione di testa. Le lungaggini burocratiche con il Ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio per la cessione dell’area hanno portato a vagliare strade alternative nel corso del 2021.
L’accordo per il nuovo deposito
Così, grazie alla collaborazione fra Comune di Napoli, Hitachi (concessionario per la realizzazione del metrò) e FS Sistemi Urbani (società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa della riconversione di aree dismesse dal servizio ferroviario), il nuovo deposito della Linea 6 sorgerà dove un tempo vi era l’ex scalo merci della stazione Campi Flegrei, oggi utilizzata solo per servizi di stampo regionale e metropolitano. Ai 98.000 mq dell’area ex FS si sommano i 33.000 mq dell’adiacente deposito giudiziario della Polizia Municipale, che sarà spostato (non si sa ancora dove) per far spazio ai nuovi impianti della Linea 6.
Aree di interesse dell’intervento con dettaglio dei metri quadri
Il protocollo d’intesa fra FS, Hitachi e Comune firmato lunedì 31 gennaio 2022 rappresenta la prima vera svolta sulla questione della Linea 6. Un’infrastruttura – come detto – dall’iter molto lungo ma dalle tante questioni irrisolte, che per anni sono rimaste sospese in attesa di determinazioni dei decisori pubblici. Con un progetto che in un sol colpo: 1) riqualifica un’area abbandonata; 2) rende più accessibile una zona della città (via Campegna e la parte alta del Rione Cavalleggeri) ai margini dell’attenzione pubblica; 3) pone le basi per far funzionare al meglio un’infrastruttura che fino ad ora è costata circa 1 miliardo di Euro, la giunta Manfredi si intesta un’operazione di “visionaria concretezza”.
Guardando al futuro: l’ipotesi Posillipo
Di fronte a tutto questo, viene da chiedersi perché si siano persi quasi vent’anni (2004-2021) ad inseguire un accordo per realizzare un deposito ferroviario in un’area mai destinata a questo scopo (l’ex Arsenale), prima di virare verso l’utilizzo di un luogo che già storicamente aveva ospitato treni, ossia l’ex scalo merci della stazione Campi Flegrei. Ora, vi sono tutti i presupposti per guardare con ottimismo allo sviluppo della Linea 6, un’opera dal potenziale ancora inespresso.
L’area del nuovo deposito e i possibili futuri assi di sviluppo della Linea 6
E’ infatti da immaginare il prolungamento verso Posillipo, con una stazione a piazza San Luigi, che cambierebbe completamente l’accessibilità di un quartiere storicamente irraggiungibile. A margine della firma del protocollo, il Sindaco Manfredi, accompagnato dall’Assessore alla Mobilità Edoardo Cosenza, si è espresso favorevolmente sull’ipotesi Posillipo, anticipando che è allo studio un collegamento verticale meccanizzato per poter raggiungere dalla futura stazione San Luigi anche la sovrapposta via Petrarca.
La cruciale questione del prolungamento verso Bagnoli
Vi è poi l’eterna questione Bagnoli: secondo un progetto elaborato dallo studio d’architettura Hitaka e approvato nel novembre 2009 da Palazzo San Giacomo con delibera di giunta n. 1955, la Linea 6 dovrebbe vedere il suo futuro sviluppo nell’area ex-ILVA. Tre le fermate previste: Acciaieria su via Pasquale Leonardi Cattolica, Città della Scienza, e Porta del Parco fra via Bagnoli e via Enrico Cocchia. Il progetto definitivo è stato presentato nel settembre 2010, e vede anche la valorizzazione delle aree a verde, nonché dei reperti di archeologia industriale.
La Linea 6 a Bagnoli secondo il progetto dello studio Hitaka (2009)
Con il commissariamento dell’area ex-ILVA previsto dal decreto Sblocca Italia del 2014, il prolungamento della Linea 6 è stato più volte messo in discussione, complice l’intervento di Invitalia come soggetto attuatore della bonifica di Bagnoli, rimescolando le carte in tavola e cambiando il progetto definitivo già approvato dal Comune, senza un reale confronto con la città.
Guardare oltre, verso Agnano e Pianura
Ora che l’area è tornata, nei fatti, di competenza comunale, con la nomina dello stesso Sindaco a Commissario di Governo per la bonifica, si può riaprire una partita cruciale per il futuro della Linea 6, tanto più se si avrà il coraggio di immaginarne futuri sviluppi verso i quartieri di Agnano e Pianura, come immaginato su queste pagine il 15 settembre 2021. Un’ipotesi ripresa anche dall’edizione napoletana de La Repubblica.
La Linea 6 e future ipotesi di sviluppo descritte in questo articolo
Il tempo di una “visionaria concretezza” sembra finalmente essere giunto. Si spera che sarà la cifra stilistica della nuova amministrazione comunale, per riprendere le tante fila su progetti trasportistici: basti pensare al BRT di Napoli Est, che forse sarebbe meglio pensare in ottica tramviaria, oppure ai tanti cantieri di competenza regionale che insistono su Napoli e la sua Città Metropolitana, spesso segnati da una lentezza esasperante e tempi non chiari di completamento. Il trasporto su ferro è un tratto distintivo della storia recente di questa città. Deve poter continuare a essere l’asse di sviluppo per immaginarne il futuro: dopo anni di scontri ideologici, è ora della logica.
Dichiarazioni del Sindaco Manfredi e dell’Assessore Cosenza ai margini della firma del protocollo d’intesa (31 gennaio 2022)
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