L’ultimo in ordine di tempo a lanciare un preoccupato appello è stato Nicola Spinosa, per anni Soprintendente per il Polo Museale di Napoli: la città sta cadendo a pezzi. Di “città transennata” ha parlato anche Antonio Bassolino, ex-Sindaco e nuovamente candidato in vista delle comunali 2021, così come il Partito Democratico, che con il Segretario Marco Sarracino chiede un piano di emergenza per il decoro. Nelle pagine virtuali di questo blog, da sempre si individua nell’urbanistica un veicolo per il rilancio di Napoli, che anche nei suoi luoghi più belli soffre di un’angosciante incuria.
Il terzo livello dei giardini della Certosa, da sempre chiusi al pubblico (Fonte: foto dell’autore)
E’ il caso del Monte Echia, piegato da un cantiere infinito, che consegna ad un deprimente abbandono l’angolo dove circa 2.800 anni fa nacque la città, come si evidenzia su Nagorà, il blog dell’ACEN (Associazione Costruttori Edili Napoli). Tuttavia, se nel caso del Monte Echia è possibile circoscrivere le responsabilità al solo ente comunale, ben più complessa appare la vicenda di un’altra altura cittadina, la collina di San Martino, competenza di più enti: Sovrintendenza, Regione e Comune. Nei giorni scorsi, diverse voci hanno lanciato l’allarme: Peppe Morra, a capo dell’omonima Fondazione artistica e proprietario della vigna storica che sorge alla base della Certosa di San Martino, ha segnalato i cedimenti di alcuni contrafforti; Gaetano Sammartino, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), ha spinto per un monitoraggio continuo della collina; lo stesso Spinosa ha sottolineato che San Martino presenta una delle situazioni più critiche in città. La quale, in realtà, è nota da tempo: già nel 2017 l’ex deputata Anna Maria Carloni presentò un’interrogazione parlamentare sull’area, che soffre di più livelli di incuria.
Napoli vista dalla vigna di San Martino (Fonte: foto dell’autore)
Ad esempio, a San Martino insistono ben due musei, la Certosa e Castel Sant’Elmo: pur essendo contigui, rappresentano entità distinte e non comunicanti, per accedere alle quali è necessario l’acquisto di due biglietti differenti. Ciò comporta la cannibalizzazione dell’offerta, in quanto i turisti sono portati a scegliere se visitare uno o l’altro sito. Il Castello è circondato da un ampio parco, da sempre abbandonato. Grazie all’attivismo di un locale comitato civico, sembra che l’area verde, di proprietà della Regione Campania, sarà finalmente resa fruibile dai cittadini: i tempi, al pari del progetto, sono però incerti.
L’abuso edilizio di via Caccavello, adiacente al Castel Sant’Elmo (Fonte: foto dell’autore)
Magari, con l’intervento della Regione sarà possibile abbattere anche un osceno abuso edilizio, che al civico n. 18 di via Caccavello è stato edificato letteralmente appoggiandosi ad una fiancata del muro perimetrale del fossato di Castel Sant’Elmo. Sembra assurdo che in una dei comprensori più belli del mondo, sottoposto a vincoli di ogni genere, possa accadere una cosa del genere, eppure sono quasi quarant’anni che un ecomostro deturpa questo splendido angolo di città. Così come sono anni che nell’area del piazzale dei contrafforti in legno transennano la struttura dove un tempo sorgevano le botteghe di coralli: anche in questo caso, intervenire spetterebbe alla Regione, mentre è di competenza comunale l’indecente stato in cui versano le balaustre in marmo del piazzale, con l’inizio delle scale della Pedamentina spesso piene di rifiuti e in parte anch’esse transennate.
L’area transennata che un tempo ospitava le botteghe del corallo sul piazzale San Martino (Fonte: foto dell’autore)
Non è dato sapere invece chi sia responsabile dell’adiacente hotel San Martino: nello spettrale cantiere, su cui volteggia un’inquietante gru, sono anni che non si vede un operaio. San Martino, si è capito, è il regno dell’assurdo: in qualunque parte d’Italia una struttura alberghiera affacciata sul più bel panorama urbano del mondo varrebbe oro. Qui invece giace nell’abbandono più assoluto, al pari del terzo livello dei giardini della Certosa: chiusi da decenni, rappresentano un immenso polmone verde, con vista a 180° sulla città. Potrebbero essere sedi di convegni, ricevimenti, un luogo d’incontro per tanti giovani, o per allietare le passeggiate dei più anziani. Sono invece un luogo inaccessibile che, come testimoniato da Morra, Sammartino e Spinosa, cadono lentamente a pezzi.
L’abbandono dell’ex hotel San Martino (Fonte: foto dell’autore)
Infine, da sempre è noto come il comprensorio di San Martino risulti, per caratteristiche orografiche, di difficile accesso. La sera il piazzale è preda di una folla di automobili, a causa di una ZTL mai istituita e da sempre richiesta dai residenti. Per tale motivo, l’ex Sindaco Iervolino immaginò la creazione della quarta fermata della funicolare di Montesanto a servizio della zona. Il progetto, il cui costo previsto era di circa 5 milioni di Euro, avrebbero messo in comunicazione anche viale Raffaello, rompendo così lo storico isolamento di una strada a vocazione residenziale, ma inaccessibile col trasporto pubblico. In pochi minuti, migliaia di cittadini avrebbero potuto raggiungere Montesanto, e da lì il cuore di Napoli, con un interscambio per le linee flegree dell’EAV o la vicina Linea 1 a piazza Dante: una vera e propria rivoluzione della mobilità. I lavori, di cui esiste una progettazione esecutiva, sono al momento accantonati per imprecisate ragioni: ad oggi, il rudere dove sarebbe dovuta sorgere la nuova stazione della funicolare presenta una facciata abbandonata fronte strada, ma se ci si sporge dalla terrazza di un adiacente bar, si vede come in realtà lo stabile sia abitato. Un altro mistero in uno dei principali punti panoramici della città, consigliato dalla totalità delle guide e degli itinerari turistici.
Il progetto della quarta fermata della funicolare di Montesanto (Fonte: Comune di Napoli)
E’ facile intuire come la situazione di degrado descritta si riflette pesantemente sull’immagine della città, penalizzando la fruizione del patrimonio storico-artistico. Solo con azioni coordinate fra Comune, Regione e Sovrintendenza si potrà uscire dall’impasse, restituendo dignità ad uno dei luoghi più belli del mondo, che, se messo a sistema, con un’offerta museale rinnovata, la presenza di aree verdi per la cittadinanza e con un’adeguata infrastruttura di trasporto, potrebbe diventare davvero il gioiello di accessibilità, civiltà e cultura che Napoli merita.
(Articolo pubblicato per conto di Nagorà, il blog dell’ACEN – Associazione Costruttori Edili Napoli e disponibile al seguente LINK)
(Il presente articolo è stato ripreso, in forma ridotta, anche sulle pagine de La Repubblica Napoli in data 7 gennaio 2022)
Per maggiori info sul mio ultimo libro, La metropolitana europea, clicca –> QUI