Forse non è chiara la portata della XXX Universiade, l’evento che toccherà Napoli e la Regione Campania da martedì 2 a domenica 14 luglio 2019.
Indipendentemente dai meriti politici (ed, aggiungerei, tecnici, visto che una schiera di funzionari pubblici ha lavorato affinché si recuperassero decenni di ritardi nella gestione dell’impiantistica sportiva), per le prossime due settimane questa terra sarà un simbolo.
Negli ultimi vent’anni, le Universiadi, che hanno cadenza biennale, sono state ospitate solo due volte in Europa: nel 1999 in Spagna e nel 2009 in Serbia. Le altre edizioni sono state svolte in Cina, Corea del Sud, Russia (zone centrali, verso il Caucaso), Taiwan, Thailandia, Turchia. Le prossime due sono state già assegnate a Cina e Russia (regione degli Urali).
Che significa questo? Che il futuro è delle nuove potenze emergenti dell’Asia, che hanno una tradizione fortissima nella formazione sportiva dei giovani, ed un’organizzazione gerarchica della società. E’ un confronto non solo fra economie, ma fra modelli di pensiero: il futuro non alberga più in Europa, e questa non guarda ai giovani come ad una risorsa.
In questi giorni, invece, la Campania, fra le regioni più giovani del Continente, ma allo stesso tempo fra quelle più povere (dati Eurostat alla mano), per qualche giorno si riappropria di un’idea di futuro, ed afferma che i ragazzi come me (anzi, più giovani di me) sono la speranza del domani. Non solo di queste belle quanto difficili terre, ma dell’Italia, e – perché no – di un Occidente sempre più in difficoltà davanti alla forza delle economie emergenti.
Durerà poco, lascerà un segno, passerà inosservata, non lo si sa ancora. Tuttavia, per 14 giorni, c’è. E’ questa la potenza dei simboli, ed Universiadi, Olimpiadi, Paraolimpiadi, sono primariamente questo, prima ancora di essere fonte di business.
Chi ha la fortuna di abitare ancora a Napoli ed in Campania, e non è dovuto fuggire per portare a casa uno stipendio sufficiente a sopravvivere in qualche paese del Nord, si godesse questo momento, andasse a vedere le cerimonie d’inaugurazione e di chiusura, prendesse parte alle gare, poiché nella purezza e nella perfezione dell’atto sportivo risiede forse la maggiore espressione dell’uomo. Dunque, buone Universiadi a tutti, ed in particolare alla bella quanto difficile Napoli.