Una domenica per far scoprire il Porto di Napoli ai cittadini partenopei, avvicinandoli alla più grande realtà produttiva del Mezzogiorno: è stato questo il senso ultimo della manifestazione “Porto aperto”, promossa dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, l’istituzione guidata da Pietro Spirito che mette assieme gli scali di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia.
Nella mattinata dello scorso 2 luglio 2017 lo scalo partenopeo è stato visitabile via mare con tre turni di visite guidate. Tanti i cittadini che si sono registrati per prenotare un giro in barca alla scoperta di 75 approdi divisi in 16 tappe. Nel pomeriggio, la Stazione Marittima ha ospitato la tavola rotonda “Le porte d’accesso alla città”, con gli interventi di Armando Brunini, amministratore delegato di GESAC S.p.A., la società che gestisce l’aeroporto di Napoli Capodichino; Umberto Lebruto, direttore centrale di produzione di Rete Ferroviaria Italiana (RFI); Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Regione Campania.
A moderare ed introdurre il padrone di casa, Pietro Spirito, che ha sottolineato come l’incontro sia servito per mettere a sistema diversi enti, tutti collegati fra loro nell’obiettivo di garantire accessibilità al territorio di Napoli e della Campania, e che ne rappresentano al contempo la porta sul mondo. Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale ha colto l’occasione per elencare le più recenti sinergie con altri attori, quali l’Azienda Napoletana Mobilità (ANM) per aver destinato parte del percorso dell’Alibus (la linea su gomma diretta di collegamento porto-stazione-aeroporto) come navetta di collegamento interna fra i diversi imbarchi passeggeri dello scalo, o la società CitySightseeing che, con i suoi bus turistici, porterà i croceristi dallo Stazione Marittima direttamente fin dentro la Reggia di Caserta, senza la rottura di carico della biglietteria del polo museale, essendo il tagliando del bus valido anche per la visita al museo. Piccoli segnali, che però evidenziano una ritrovata volontà di collaborazione fra diversi enti, comportando economie di scala ed evitando una distruttiva competizione. Secondo Spirito, il territorio si deve mostrare unito, in tutte le sue componenti, per raccogliere la sfida della competizione globale e dei nuovi mercati. Infatti, se le esportazioni campane verso gli Stati Uniti d’America sono una consolidata realtà, valutate in 1.300 milioni di Euro l’anno, è intenzione della governance portuale agevolare e potenziare l’export verso la Cina e l’Estremo Oriente. Del resto, come scrive lo stratega geopolitico indiano Parag Khanna in “Connectography”, libro del 2016 citato da Spirito, saranno gli Stati con più connessioni a vincere la sfida della competizione globale, che sarà sempre più fondata sull’attrarre flussi di persone, di legami finanziari, commerciali ed energetici, piuttosto che su possenti eserciti come in passato.
Se dipendesse dal solo aeroporto di Capodichino, la sfida globale sarebbe già vinta. Infatti, in questi anni anni l’unica pista della Campania degna di nota ha registrato tassi di crescita costanti, scalando le classifiche del gradimento dei passeggeri, come sottolinea Armando Brunini, amministratore delegato della società di gestione dello scalo, la GESAC S.p.A. In un quadro in cui la globalizzazione non sembra registrare battute d’arresto, il manager classe ‘62 evidenzia come la connettività di un territorio rappresenti la chiave fondamentale della sua crescita. Se nella storia le città si sono sviluppate attorno ai porti, e, a partire dalla prima rivoluzione industriale, attorno alle stazioni ferroviarie, ora è la sinergia dei diversi punti di accesso (porti, stazioni, aeroporti, terminal bus, etc.) a rappresentare la chiave di volta. Tuttavia, il ruolo delle società di gestione di questi scali sta cambiando, passando da semplici amministratori dell’esistente a player attivi sul mercato. In particolare, chi gestisce porti ed aeroporti diventa automaticamente il primo ambasciatore di un territorio, di cui è necessario tracciare i punti forti per attrarre nuovi investitori, linee, passeggeri. Dunque, evidenzia l’amministratore delegato di GESAC, all’essere fortemente radicati sul territorio si somma la proiezione verso l’esterno, mettendo sempre al centro di tutto i passeggeri, che sono i veri “giudici” del servizio ricevuto, e che vanno fidelizzati in quanto risorsa preziosa per un territorio. Al contempo, appare chiaro il ruolo sociale di chi si fa ambasciatore di un territorio, e che ne deve stimolare, presso le istituzioni competenti, lo sviluppo e la crescita, al fine di renderlo sempre più attrattivo per gli investitori.
Chi nei prossimi anni investirà per aumentare l’attrattività dei propri scali è il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (FS), rappresentato alla tavola rotonda da Umberto Lebruto, direttore centrale di produzione di RFI. L’obiettivo dichiarato del gruppo FS è di erodere la quota di mobilità dell’auto privata, che oggi in Italia rappresenta circa l’80% degli spostamenti. Per farlo, è necessario cominciare dalle stazioni, le cui funzioni sono cambiate nell’ultimo secolo. Lebruto omaggia la città ospitante, Napoli, con un paragone storico: nel 1960, fu inaugurata la Stazione Centrale, opera di un team di famosi architetti dell’epoca guidati da Pier Luigi Nervi, nata sulle ceneri del vecchio scalo ottocentesco, completamente demolito. Si decise di realizzare un nuovo scalo poiché le necessità della città erano cambiate, così come oggi sono diverse le esigenze dell’utenza ferroviaria. Da qui, i progetti “Easy Station” e “Smart Station”: due massicci investimenti, contenuti nel piano decennale di sviluppo FS presentato nel 2016, che prevedono la riqualificazione ed il potenziamento di 620 stazioni su una rete totale di 2.200, le quali muovono circa il 90% del totale dei passeggeri della rete nazionale, con una spesa prevista di un miliardo di Euro. In particolare, obiettivo di “Easy Station” è migliorare l’accessibilità degli scali attraverso nuovi percorsi tattili per i diversamente abili, alzando le banchine per favorire l’incarrozzamento dei passeggeri, nonché dotare gli spazi di una nuova illuminazione per stazioni più sicure nonché ecosostenibili. Uno scalo più accessibile deve però essere anche uno scalo più “intelligente”, così come previsto da “Smart Station”, il progetto che mira a dotare di rete Wi-Fi gratuita con accesso immediato a tutti i servizi e le informazioni presenti in stazione, a partire dagli aggiornamenti sui treni in partenza ed arrivo. Sono questi i punti salienti delle stazioni del domani, che saranno anche delle vere e proprie piattaforme logistiche per servizi collaterali come il car e/o bike sharing, oltre ad essere indipendenti dal punto di vista energetico. E’ questa, secondo il manager RFI, la strada per trasformare gli scali ferroviari da un luogo spesso visto con pregiudizio ed associato al degrado, al biglietto da visita delle città, per imprimere, da subito, un’impressione positiva dei luoghi che il passeggero si appresta a visitare arrivando in treno. Andando nello specifico degli interventi previsti per il porto di Napoli, Lebruto ha ricordato come la situazione dello scalo partenopeo sia particolare, con un’asta di raccordo ferroviaria caratterizzata da una forte pendenza (12 per mille) e che confligge con un’importante arteria stradale cittadina. Ad ora, si possono comporre solo treni di massimo 750 metri, che non sono competitivi sul mercato internazionale. Quanto prima verrà presentato un innovativo progetto di potenziamento del collegamento ferroviario, sul quale però Lebruto non ha aggiunto ulteriori dettagli, mentre il Presidente Spirito ha evidenziato come sia stata bandita la gara per società ferroviarie interessate a comporre cinque treni/giorno per gli interporti campani di Nola e Marcianise. Dunque, in attesa di modifiche strutturali, l’Autorità Portuale fa il massimo con quello che ha, per rispondere anche alla crescente domanda, che ha visto un incremento del traffico contenitori del 12% nei primi sei mesi del 2017.
Dell’importanza di valorizzare l’esistente ha parlato anche Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Regione Campania, sottolineando come l’Italia abbia un patrimonio ineguagliabile in termini di coste e relativi scali portuali. Ciò deve portare il Paese a cogliere per tempo le opportunità rappresentate dalla Cina e dall’Estremo Oriente, ma soprattutto, nel prossimo futuro, quelle che verranno dall’Africa e dal suo infinito potenziale inespresso, con la duplice funzione di creare sviluppo sia in Europa che in loco, contrastando di conseguenza anche i fenomeni di immigrazione, e facendo nascere una solida economia africana. Per far ciò, è necessario partire dal potenziamento della dotazione infrastrutturale dei porti, a partire dai dragaggi. Efficace il paragone: dragare il fondale di un porto equivale a costruire una corsia aggiuntiva in un’autostrada satura. E poi, lato terra, privilegiare lo spostamento merci su ferro rispetto alla gomma, in un’ottica di sinergia. Infatti, secondo Bonavitacola lo sforzo maggiore risiede sempre nel superare le problematiche burocratiche fra i diversi enti, ruolo che si prefigge la Regione Campania con la sua azione di coordinamento fra gli attori che operano sul territorio. Del resto, in un mondo competitivo come quello presente, nessuno è un atleta solitario, ma si è tutti partecipanti di una gara di staffetta, dove il passaggio del testimone rappresenta il momento più delicato. La metafora del Vicepresidente della Regione trova però un impedimento, che è quella della narrazione del territorio. Nell’opinione di Bonavitacola, per la Campania questa è spesso negativa, e se non si cambia il racconto, tutti gli sforzi per aumentare l’attrattività di Napoli e del suo circondario saranno stati vani.
Al termine del convegno, gli ospiti hanno assistito alla proiezione de “Il respiro del porto”, video realizzato per l’occasione dal regista Rocco Rorandelli, che racconta la quotidianità dello scalo partenopeo. La giornata si è conclusa con il concerto del coro del Teatro San Carlo nel piazzale Razzi della Stazione Marittima, con vista sul mare al tramonto. Fra celebri arie di Verdi, Puccini e Bizet, è calato il sipario sulla prima edizione di “Porto aperto”. Un successo di pubblico cui, si spera, seguiranno i successi di risultati nel risvegliare il sistema portuale campano, dopo anni difficili.
(Articolo pubblicato per conto della testata giornalistica QdN – Qualcosa di Napoli e disponibile al seguente LINK, nonché per la rivista Mobility Press Magazine, e disponibile al seguente LINK – pagine da 12 a 15)