Francia: verso una vittoria di Hollande?

A poche ore dal voto del 6 maggio in Francia, che deciderà chi sarà il ventiquattresimo Presidente della Repubblica Francese, il quadro politico è ormai completo, e chiaro: tutti e tre i principali perdenti del primo turno (Marine Le Pen, François Bayrou e Jean-Luc Mélanchon) hanno dichiarato come agiranno al secondo turno.

E le borse, che incombevano il giorno dopo i risultati del primo turno con i loro mal di pancia, sembrano essersi (per ora) calmate. Cosa succederà la prossima domenica, quindi, sembra non sarà una sorpresa.

I sondaggi d’oltralpe, mediamente, accreditano il socialista François Hollande come vincitore, con il 53% dei suffragi. Nicolas Sarkozy, invece, s’inchioderà intorno al 47%, conquistando un secondo posto su un podio tutto speciale, e ben poco onorevole (politicamente parlando).

Se così fosse, Sarkozy sarebbe il secondo presidente della Quinta Repubblica Francese a non essere riconfermato per un secondo mandato. Il primo (e per ora unico) esempio fu Valéry Giscard d’Estaing, che perse le elezioni del 1981 contro François Mitterrand, l’ultimo presidente socialista francese, che governò per due mandati, fino al 1995.

Le due settimane fra il primo ed il secondo turno elettorale sono volate senza grandi colpi di scena. Appena le urne del primo turno delle elezioni presidenziali (domenica 22 aprile) si sono chiuse, Jean-Luc Mélanchon, candidato della sinistra radicale, si è affrettato a chiedere ai suoi sostenitori (11,10% dei suffragi) di votare per Hollande. Prevedibile.

A Nicolas Sarkozy, quindi, per recuperare lo svantaggio, acuito dai voti della sinistra radicale, non è rimasto che puntare al cospicuo elettorato che, al primo turno, aveva scelto la leader di estrema destra Marine Le Pen.

Quest’ultima sperava di superare il primato del padre, Jean-Marie, che nel 2002, grazie al suo 16,86%, si era guadagnato l’accesso al secondo turno per sfidare l’uscente Jacques Chirac. C’è riuscita, raccogliendo il 17,90% dei voti. La campagna elettorale di Sarkozy è così diventata più aggressiva, più rabbiosa, più decisa, nel tentativo di conquistarsi le simpatie dell’estrema destra; quelle stesse simpatie che, nel 2007, l’avevano portato all’Eliseo, saccheggiando, per l’appunto, il bacino elettorale del vecchio Jean-Marie Le Pen, ridotto ad un ben più mite 10,44% dei consensi.

Ma questa spinta verso l’estrema destra è costata a Sarkozy l’alienarsi l’elettorato moderato del centrista François Bayrou, che con il suo 9,13% può essere il vero ago della bilancia. Egli stesso ha dichiarato, giovedì 3 maggio, che voterà personalmente Hollande, lasciando però libertà di scelta ai suoi elettori. Ma l’endorsement per il socialista è chiaro. Se a questo sommiamo l’appello di Marine Le Pen ai suoi sostenitori di votare scheda bianca, e considerati i sopra citati sondaggi, allora sembra davvero che il presidente più mediatico della recente storia francese si possa già considerare come appartenente al passato.

Eppure, il giorno dopo primo turno, lunedì 23 aprile, la strada sembrava tutta in salita per Hollande, nonostante il momentaneo vantaggio. L’Europa si è difatti svegliata con l’incubo incombente di un disastro in borsa. Le principali piazze affaristiche del vecchio continente avevano bruciato, in un sol giorno, diversi miliardi di euro. Solo un punto e mezzo separava i due sfidanti, eppure sembrava che gli investitori avessero già bocciato il cambio di passo francese, che aveva visto Hollande vincere sul presidente uscente Sarkozy con il 28,63%.

Col passare dei giorni, la situazione borsistica sembra essersi (momentaneamente) rasserenata, levando così a Sarkozy la sua arma principale: agitare lo spettro del fallimento economico della Francia, se Hollande avesse vinto. Uno spettro che, a dir la verità, è ancora presente, anche se non in questi termini.

François Hollande è difatti dichiaratamente contrario alla politica del rigore imposta in questi ultimi anni a tutta l’Europa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, e sposata convintamente dal repubblicano Sarkozy.

Se sarà eletto, il neo-presidente francese si troverà ad operare in un’Europa sostanzialmente monocolore: in Spagna e Portogallo nel 2011 sono tornati al governo i partiti di centro-destra, e così sembra avverrà anche in Grecia, attualmente commissariata da tecnici di stampo neo-liberista, così come l’Italia. E poi, ovviamente, c’è la Germania a guida CDU.

In questo momento nel Vecchio Continente vige il pensiero unico: alla crisi economica provocata dall’economia neo-liberista e dalla finanza, si reagisce con un rigore di stampo… neo-liberista. Le borse non potranno non tenere conto di questo cambiamento. O meglio, più che le borse, la speculazione finanziaria, che non aspetta altro che un paese europeo più debole da attaccare, come già successo con Grecia, Italia, e, negli ultimi giorni, Spagna.

Hollande rappresenta certamente un elemento di rottura nel quadro europeo: se sarà eletto, ha dichiarato, metterà in discussione da subito il patto di bilancio della UE. Ma se le borse si sono calmate, in queste due settimane, è forse anche merito di quanto dichiarato dal presidente della BCE Mario Draghi, il quale, lo scorso 25 aprile, ha invitato i governi europei ad adoperarsi per stimolare la crescita economica, concentrandosi non solo sul, sempre necessario, rigore nei conti.

Inoltre, se sarà eletto, anche la Merkel, che le piaccia oppure no, dovrà fare i conti con le proposte di Hollande, che sarà pur sempre a capo della seconda economia d’Europa. La cancelliera tedesca, ben conscia di ciò, ha diplomaticamente dichiarato (dopo aver fatto apertamente il tifo per Sarkozy per il primo turno) che lavorerà benissimo con chiunque verrà eletto in Francia. Il quadro europeo sembra quindi prepararsi all’arrivo della novità Hollande, che trova inaspettati sostenitori perfino fra le fila del PDL nostrano (quali Schifani, Tremonti e addirittura lo stesso Berlusconi).

Chi è invece ancora preoccupato per la sua elezione è il giornale inglese The Economist, che lo scorso 28 aprile titolava: “Il piuttosto pericoloso signor Hollande”. Considerata l’influenza che gli articoli del settimanale inglese hanno avuto in passato su elettorati come quello italiano, François si può considerare già all’Eliseo.

 

(Articolo pubblicata per conto del sito di informazione Gli Euros)

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