Indignarsi, ancora di più.

Tante cose si diranno, e si sono già dette, sulla manifestazione degli Indignados di ieri a Roma. La maggior parte sono state dette da chi, in piazza, non c’era, non ha visto, non ha sentito. Quindi, è importante fare un po’ di chiarezza.

Prima di tutto, i numeri. Cento violenti? Duecento violenti? Cinquecento violenti? Su quanti manifestanti? Numeri nell’aria. Una cosa, però, è certa. Erano tanti. Ma tanti davvero. Non erano un centinaio, come generosamente anche Alessandro Gilioli indica, argomentando con una foto. Una foto è un po’ pochino, anche se l’analisi che lui offre è da sposare integralmente. Leggetela.

Chiunque abbia un minimo, ma dico veramente un minimo, di esperienza di manifestazioni, o anche di partite allo stadio, sa che la realtà dei violenti è molto più variegata di quanto, semplicisticamente, i media la fanno apparire. Ieri a Roma c’erano forse duecento-trecento esperti di guerriglia. Gente preparata. Gente attrezzata con passamontagna, sciarpe, caschi, zaini tecnici. La polizia sparava i lacrimogeni? Subito a ricoprirsi il viso con una crema. I lacrimogeni utilizzati ieri difatti bruciavano le mucose: occhi, labbra, naso, pelle del viso. Se ti bagnavi la faccia, il bruciore aumentava. Per 10-15 minuti avevi il viso in fiamme: una cosa terribile. Questa gente lo sapeva, e difatti (non come me, o molti altri), il viso non se lo bagnava, ma lo ricopriva di una crema bianca. Questa gente sa tenere in scacco la polizia. Sa fare di ogni attrezzo, palo, sanpietrino, petardo, bottiglia, un’arma. Coloro vengono chiamati, generalmente, Black Bloc (BB). Peccato però che fra i BB di ieri non ci fossero solo gli anarchici di mezza Europa, ma ci fossero molte formazioni ultras. Li ho visti io, con i miei occhi: ultras della Roma, qualcuno con qualche sciarpa dell’Inter, alcuni napoletani.

Quindi, i professionisti erano relativamente pochi. Questi professionisti però si tirano dietro una valanga di altri sfascisti. Sono ragazzini, arrivati coi soli caschi dei motorini, una sciarpetta, una felpa col cappuccio. Si muovono ai lati del corteo, vi si inseriscono dove capita. E quando e se il gruppo di BB prende il sopravvento, allora si fanno vivi. Sono quelli, ad esempio, che tirano i sassi ai blindati a San Giovanni (video). Molti di più di duecento… Approfittando del caos, si vivono un pomeriggio “diverso”. Questi ovviamente sono molto più difficili da identificare, classificare. Non mi sorprenderebbe scoprire che la loro estrazione sociale sia la più differente. Del resto, la dinamica dell’emulazione in ambiti di violenza urbana è un fenomeno accertato: non ultimo, il caso delle rivolte di strada di Londra della scorsa estate. Come una moderna moltiplicazione dei pani e dei pesci, da 300 incapucciati si arriva rapidamente al migliaio. E lì, la manifestazione, inevitabilmente, muore.

I tentativi di isolare i violenti ci sono stati. Posso dire in prima persona di avervi assistito. Ma ovviamente non è facile fare un lavoro del genere. E’ veramente rischioso. Non a caso molti feriti si contano fra i manifestanti pacifici che hanno provato a far ciò. I BB, attaccati dall’interno del corteo, hanno risposto duramente: hanno picchiato, hanno lanciato petardi. I manifestanti, quelli veri, quelli pacifici, non hanno davvero potuto far nulla. Inutile è poi invocare un “servizio di sicurezza”. Questa non era una manifestazione di partito, o di un sindacato. Non erano strutture definite che portavano la loro gente in piazza. Era un movimento spontaneo, planetario: 952 manifestazioni in 82 paesi del mondo. Ieri in piazza c’era chiunque: dai centri sociali, ai COBAS, ai partiti dell’opposizione senza però simboli o bandiere, a tantissime associazioni. Come si fa a coordinare un universo così vasto, su dei numeri così ampi (si parla di almeno 200.000 manifestanti) ed organizzare un “servizio d’ordine”, laddove il “servizio d’ordine” per eccellenza, ossia la polizia, non è riuscita ad arginare la violenza?

Infine, la dinamica degli scontri. Questa volta i BB hanno cercato subito lo scontro. Incappucciati, si sono messi in TESTA al corteo. Non a caso le prime macchine incendiate si sono registrate pochissimo dopo l’inizio della manifestazione. “Guidando” il corteo, sono entrati subito a contatto con le forze dell’ordine immediatamente. La polizia, preoccupata di proteggere via Nazionale o via dei Fori Imperiali, vie d’accesso ai palazzi del potere, non li ha subito stanati. Paradossalmente. La dinamica degli scontri successivi è esemplificativa. Con la testa del corteo “nera”, isolare i violenti era relativamente facile. Optando per una strategia di contenimento “leggera”, la città è stata invece consegnata ai BB, come l’ottima analisi di Carlo Bonini su “La Repubblica” chiarisce. Sono stati i primi ad incrociare la polizia in via Labicana. Sono stati i primi ad arrivare a p.za San Giovanni. Quando il resto del corteo ha raggiunto la piazza, questa ormai era già un campo di battaglia. Impossibile dar luogo a concerti, assemblee, come si era previsto. Al contrario di altre volte, sia per loro strategia, che per un’indignazione (mò ci vuole) dei manifestanti pacifici, i BB sono stati relativamente “distanti” dal corteo. Erano corpi estranei, e lo si avvertiva palesemente. Hanno avuto loro in mano l’iniziativa, distruggendo subito tutto. Non è stata una manifestazione che poi è degenerata. Mi sento di dire che è partita subito malissimo.

Nel mezzo, tantissima gente comune. Attenzione alle semplificazioni che si leggono in queste ore: tra i 200.000 partecipanti, tante famiglie, tanti anziani, ed ovviamente un mare di ragazzi, delle più differenti estrazioni. Penalizzati, umiliati, “cornuti e mazziati” da quanto avvenuto. Non solo non è stato fatto arrivare il messaggio della manifestazione al Paese, ma si è anche rafforzato l’attuale governo di centro-destra che, almeno per un giorno, gongola, riproponendo ricette vecchie per problemi nuovi, ed additando alle sinistre il caos. Ignorando le istanze della piazza, quella pacifica, anteponendole i sanpietrini divelti.

Ma anche il Governo ha le sue responsabilità. Perché, su 952 manifestazioni nel mondo, l’unica violenta è stata la nostra? Sarà forse che l’italiano medio ha una naturale predisposizione alla guerriglia urbana? O sarà forse che i violenti di tutta Europa, fin dai tempi del G8 di Genova, sanno ormai benissimo che da noi non esiste un sistema di prefiltraggio dei violenti, un sistema di sorveglianza, e soprattutto un sistema di repressione degno di tal nome? L’Italia è piena di gruppi ultras, di collettivi con frange violente, di gruppi neofascisti. Tutti pronti a distruggere tutto appena ne hanno occasione. Dov’era la DIGOS nella sua opera di controllo a priori? Sorge quindi il legittimo dubbio che forse non si aveva interesse a far ciò, ma che anzi, spostare per qualche giorno l’attenzione dei media  dalle difficoltà del Governo sia stata una precisa strategia.

Quella di ieri, per l’Italia, è stata una pessima figura. L’ennesima, aggiungerei. Del Governo, delle forze dell’ordine nelle loro alte sfere, e anche delle opposizioni.

Nel mezzo, tanta gente comune esasperata, stanca, indignata di questa politica autoreferenziale. Fra questi, c’ero anch’io con tanti, tanti amici. Noi ci abbiamo provato, davvero, a far arrivare un segnale. Purtroppo, pochi violenti fanno più rumore di migliaia di cittadini indignati.

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